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venerdì 22 aprile 2011

Mack Reynolds - "La Sindrome della Furia"

Autore: Mack Reynolds
Titolo: "La Sindrome della Furia"
Edizione: Mondadori - Urania n° 859
Anno: 1980

I romanzi di Mack Reynolds presentano, spesso, un sottotesto, neanche troppo velato, di critica alla società. "La Sindrome della Furia", pur non essendo uno dei suoi capolavori, non fa eccezione. 
Il progetto Lagrange, volto alla creazione di alcune "isole", cioè stazioni spaziali abitate e autosufficienti in orbita attorno alla terra, viene da subito descritto come una sorta di utopia resa realtà. 
Il sistema di governo è democraticamente eletto, non mostra segni di corruzione e, anzi, ognuno fa del suo meglio per il benessere di tutti. Tutti sono ricchi, intelligenti, pieni di voglia di fare. Tutti sono sullo stesso piano, senza caste o emarginati di alcun tipo. Non esiste il crimine e l'inquinamento. 
Eppure c'è qualcosa che non va. Reynolds ci mostra questo sistema, apparentemente, perfetto attraverso un detective giunto su uno di questi satelliti per indagare sulla scomparsa di una persona. Un osservatore esterno che potremmo essere noi lettori. 
Il mistero e l'enigma investigativo sono semplici e, quasi, scontati; non è questo, infatti, ciò che importa a Reynolds. Piuttosto lo scrittore è interessato a mostrarci come qualsiasi società ha, al proprio interno, i semi della propria possibile distruzione. Anche un ambiente perfetto come quello di Lagrangia, infatti, soffre di momenti di puro egoismo, che vengono più volte sottolineati. 
Purtroppo il romanzo scade un po' nel finale. Risolto l'enigma che si pone dietro al moltiplicarsi di casi di quella sindrome della furia che dà il titolo al libro, la vicenda si chiude in tutta fretta. Molti degli interrogativi e delle incoerenze che lo scrittore aveva sollevato rimangono in sospeso. Il finale buonista e consolatorio, infatti, dimentica di risollevare i problemi prima esposti (senza necessariamente dargli una risposta, sarebbe bastata una presa di coscienza dei personaggi circa la loro esistenza), come se non fossero mai esistiti, perdendo una occasione importante di lanciare un ultimo messaggio.

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