Avvertenze

- - - - - - - LE RECENSIONI POSSONO CONTENERE SPOILER!!! - - - - - - -

martedì 26 luglio 2011

Philip Jodidio - "Ando"

Autore: Philip Jodidio
Titolo: "Ando"
Edizione: Taschen
Anno: 2007

L'opera di un grande artista, perchè non può essere definito in altro modo un architetto come Tadao Ando, sviscerata attraverso le sue opere più note. Un libro che ci accompagna dai primi progetti fino al prestigio (meritatissimo) internazionale giungendo fino a pochi anni da noi. Purtroppo (o per fortuna, visto che Ando è ancora in attività) non può essere completo, ma è lo stesso sufficiente per rendersi conto di quale contributo è stato dato alla storia dell'architettura da quest'uomo. 
Chi schifa e non apprezza l'architettura contemporanea considerandola fine a se stessa, sgraziata, grezza... dovrebbe decisamente dare una occhiata a questo libro, anche solo sfogliandolo si renderebbe conto di quanto si sbaglia.

Michael Moorcock - "I.N.R.I."

Autore: Michael Moorcock
Titolo: "I.N.R.I."
Edizione: Mondadori - Urania Collezione n° 102
Anno: 2011

A un grande autore, a un autore con delle idee, non servono mille mila pagine per raccontare quello che ha in mente. "I.N.R.I." è un romanzo tutto sommato breve, che si legge velocemente e che lascia in bocca un buon sapore che lascia soddisfatti. 
Ridurre tutta la vicenda narrata solamente a quanto scritto in quarta di copertina: a un semplice viaggio nel tempo e a una "sostituzione" (se così vogliamo dire, ma meglio non aggiungere altro per non spoilerare troppo...) di persona, sarebbe alquanto limitativo. "I.N.R.I.", infatti, è prima di tutto un viaggio interiore del protagonista e, al contempo, un viaggio che compie il lettore nel mettersi faccia a faccia con le proprie credenze, i propri miti e ciò che li ha generati. Seppur in maniera molto narrativa Moorcock ci presenta quello che potrebbe quasi essere paragonato a un trattato di psicologia e sociologia delle religioni, spesso smontandole pezzo per pezzo. 
Al di là dei meriti intrinseci del libro, però, bisogna purtroppo tirare un po' le orecchie all'edizione. Sicuramente è opera meritoria l'aver riproposto un libro che si era perso nei meandri delle edizioni e delle case editrici, un po' meno l'aver scelto di non controllare minimamente la traduzione (scelta sicuramente figlia della necessità di risparmiare il più possibile nella realizzazione di questa collana). Diversi errori di congiuntivi e condizionali rallentano a tratti la lettura, mentre certi periodi sembrano del tutto privi di senso. 
Tolti questi intoppi, però, non può che rimanere valido il consiglio iniziare a leggere questo piccolo gioiellino, perchè ne vale sicuramente la pena.

martedì 19 luglio 2011

Edogawa Ranpo - "L'Inferno degli Specchi"


Autore: Edogawa Ranpo
Titolo: "L'Inferno degli Specchi"
Edizione: Mondadori - Urania Collezione n° 99
Anno: 2011

Edogawa Ranpo è un nome d'arte, uno pseudonimo, frutto della traslitterazione del nome Edgar Allan Poe in giapponese. Proprio come lo scrittore americano è noto qui da noi, Ranpo lo è in Giappone, considerato come il padre della letteratura "gialla" nipponica (no, non è una battuta o un gioco di parole).
Secondo i curatori di Urania, poi, il suo nome è sicuramente noto ai bibliofili più incalliti. Noi non stentiamo a crederlo, ma ci poniamo un dubbio.
Visto e considerato che di tutti i racconti presenti in questa antologia, uno, e uno solo, presenta degli elementi vagamente fantastici, mentre tutti gli altri son racconti gialli o thriller, al limite quasi velatamente horror, ci chiediamo: che ci fa su Urania Collezione?
La sua collocazione, a nostro avviso, sarebbe stata decisamente più consona alla collana Il Giallo Mondadori.
Al di là del cappello introduttivo, anche il giudizio sull'opera in sè non può essere del tutto lusinghiero. Tutti i racconti che compongono questa antologia, infatti, risentono dell'età. Al contrario di quelli di Edgar Allan Poe, sembrano invecchiati piuttosto male.
Chiaramente c'è sempre di mezzo anche la differenza di cultura che, forse, potrebbe far meglio inquadrare a un giapponese, rispetto che a noi, il periodo in cui sono stati scritti e fargli valutare con maggiore indulgenza le scelte stilistiche. Il fatto è che lo stile e il ritmo sono lenti, mentre i dialoghi suonano spesso affettati, esagerati, teatrali, per nulla naturali.
Tutti elementi che, sommati alle storie (se non in un paio di casi) piuttosto banali, scontate, non particolarmente avvincenti (almeno dal nostro punto di vista), non permettono un giudizio dell'opera particolarmente elogiativo.
Da leggere per curiosità o documentazione sugli albori della narrativa d'investigazione nel sol levante, ma troppo distante dagli standard contemporanei ed occidentali del genere, per poter essere apprezzato dal lettore occasionale.

venerdì 8 luglio 2011

John Ajvide Lindqvist - "Lasciami Entrare"

Autore: John Ajvide Lindqvist
Titolo: "Lasciami Entrare"
Edizione: Marsilio - Farfalle - I Gialli
Anno: 2006

Capita spesso che successo commerciale di un romanzo e suo effettivo valore letterario, non vadano di pari passo. 
Non è una boutade o un commento snob, è la semplice verità. Storie come quelle di Dan Brown sono nulle dal punto di vista della mera scrittura e piene di errori sotto il profilo della ricerca (storia o scientifica) necessaria per scriverle. Al contrario, a volte, capita di imbattersi in opere come Harry Potter che uniscono in sé l'essere dei bellissimi libri e dei prodotti dal successo planetario. 
Un altro caso, seppur più in piccolo, è questo "Lasciami Entrare". Il successo che questo romanzo ha avuto è pienamente meritato. La scrittura è limpida, scorrevole, per certi versi distante da una certa verbosità e lentezza tipica dei narratori nord-europei. La storia, poi, è un raro e bellissimo esempio di equilibrio tra romanzo di formazione e fiaba genuinamente horror. 
I personaggi di Oskar e di Eli entrano subito nel cuore del lettore, portato ad immedesimarsi in loro, ma anche a porsi molte domande, spesso scomode. Ma sono domande che viene voglia di farsi perchè trascinati in una storia che non fa sconti a nessuno, sia buoni che cattivi. 
E quando si arriva in fondo è con dispiacere che si posa il libro e lo si deve abbandonare, perchè si sarebbe voluto rimanere ancora un po' in sua compagnia.