Avvertenze

- - - - - - - LE RECENSIONI POSSONO CONTENERE SPOILER!!! - - - - - - -

martedì 30 dicembre 2014

Paolo Bacigalupi - "La Ragazza Meccanica"

Autore: Paolo Bacigalupi
Titolo: "La Ragazza Meccanica"
Edizione: Multiplayer.it
Anno: 2014

Paolo Bacigalupi è un autore che, almeno in Italia, è salito agli onori della cronaca solo in occasione della vittoria del Premio Hugo, proprio con questo “La Ragazza Meccanica”. In realtà Bacigalupi è piuttosto noto oltreoceano ed è autore di diversi libri, sia per adulti che per young-adult.
Sono rimasto un po’ sorpreso che un libro come “La Ragazza Meccanica”, vincitore del Premio Hugo (cioè la più alta e importante onorificenza per la letteratura fantastica in lingua inglese), sia stato acquistato e pubblicato in Italia da Multiplayer Edizioni. Sia chiaro, non ho nulla contro la casa editrice, ma sfogliandone il catalogo si può vedere come sia specializzata soprattutto in novelisations di videogiochi, quindi pubblicazioni con un tenore ben diverso da questo romanzo. Soprattutto a sorprendermi è stato il fatto che un libro che tanto interesse ha suscitano oltreoceano, presentato come una vera e propria rivoluzione nella fantascienza, non fosse uscito ben prima presso altre case editrici più specializzate, come Urania Mondadori, Fanucci, Editrice Nord, etc. di solito molto attente al mercato nord-americano.
Ma veniamo al libro in questione.
Personalmente non ho particolarmente amato lo stile di Bacigalupi, ma, qui, bisogna purtroppo aprire una nuova parentesi. Avendo avuto tra le mani solo l’edizione italiana e non potendola confrontare con l’originale, non posso dire fino a che punto alcune scelte siano opera dell’autore e quali, invece, non magari frutto della traduzione. Il dubbio mi viene soprattutto a causa di una serie di scelte dell’editore italiano che mi vedono del tutto in disaccordo.
La carta con cui è realizzato il libro è molto dura, così come la rilegatura. L’impressione è di avere tra le mani un volume che sarebbe andato benissimo se avesse avuto la metà della pagine, ma che con queste dimensioni diventa troppo rigido, difficile da aprire senza il rischio di spaccare la colla della rilegatura. Una critica, inoltre, è necessario farla alla fase di controllo dei refusi prima di andare in stampa che, ci sembra, in questo caso è evidentemente stata del tutto assente. Non c’è praticamente pagina in cui non vi sia un errore di battitura, una parola storpiata, uno spazio in più o in meno, qualche accento o apostrofo dimenticato per strada. Infine, ma questo è gusto piuttosto personale, anche la scelta dei caratteri dell’impaginazione (titolo, autore, numero delle pagine in alto e in basso) è stata sbagliata.
Tutte scelte che, di per sé, sarebbero un difetto minimo, ma sommate insieme comunicano una certa mancanza di cura del prodotto.
Cosa non è una scelta, ma un errori veri e propri, però, sono diversi passaggi della traduzione del libro. Per fare un esempio su tutti, il personaggio di Kanna rimane per praticamente tutto il libro in una sorta di limbo sessuale, passando spesso e volentieri da femmina a maschio e viceversa. Succede subito all’inizio, in cui si è quasi portati a pensare che sia una scelta stilistica voluta in attesa di scoprire qualche rivelazione su di lei, quasi scompare nella parte centrale del libro, per poi riappare di nuovo alla fine. Quel continuo riferirsi a lei con “gli” invece di “le”, inoltre, fa pure temere che chi ha eseguito la traduzione non sappia fino in fondo l’italiano.
Non sappiamo, invece, se è una scelta della traduzione o dell’autore la scrittura tutta al presente, una scelta che ai più potrebbe far storcere il naso in quanto sembra togliere pathos a tutta la narrazione. Sospettiamo, comunque, che di chiunque sia stata la decisione, sia probabilmente stata influenzata dal notevole successo che stanno riscuotendo negli ultimi tempi diversi young-adult scritti proprio con questo stile (come la trilogia di “Hunger Games”, etc.).
Dal punto di vista dei contenuti, invece, bastano poche pagine per capire cosa abbia colpito i giudici del Premio Hugo per deliberare il vincitore. “La Ragazza Meccanica” è un fuoco di fila di invenzioni, di concetti e di situazioni effettivamente originali e innovativi. Il mondo in cui si viene sbalzati è ampissimo, complesso, estremamente realistico nelle descrizioni e plausibile nelle dinamiche che descrive. Risulta fin da subito evidente che prima della stesura del libro deve esserci stato un enorme impegno in fase di documentazione, in primis sulla Tailandia, e, a seguire, un grande lavoro per incastrare e far combaciare tutti i pezzi di quel gigantesco affresco che è la realtà del futuro de “La Ragazza Meccanica”.
La storia in sé, con i suoi tanti colpi di scena, ma, soprattutto, con i suoi tanti tradimenti, riesce a tenere attaccati al libro, mai certi di cosa succederà in seguito. Più volte, infatti, la vicenda sembra instradarsi in percorsi già tracciati, classici, quasi scontati, ma solo per essere ben presto capovolta. Lo stesso dicasi per i personaggi sia principali che secondari. Di stereotipati ce ne sono ben pochi, tutti quelli che agiscono attivamente, anche se a una prima occhiata appaiono piatti e bidimensionali, ben presto mostrano una complessità e tutta una serie di motivazioni che giustificano le loro azioni. Per quanto per alcuni risulti sempre difficile riuscire a parteggiare, a un certo punto non si può negare che abbiano uno scopo e che, guardando le cose dal loro punto di vista, tutto sommato ciò che fanno non è il male.
Per assurdo, tra tanti personaggi tridimensionali, l’unica a sembrare meno caratterizzata, per buona parte del libro, è proprio colei che dà il titolo al romanzo. Emiko sembra la classica ragazza debole e indifesa, in grado di riscattarsi da una vita di soprusi solo attraverso l’intervento salvatore di un uomo che si innamori di lei, capace di vedere oltre le apparenze.
Le cose non andranno esattamente così, per fortuna, ma preferiamo non rivelare di più per non togliere la sorpresa ai lettori.
In definitiva “La Ragazza Meccanica” è un gran bel romanzo, pieno di idee e di inventiva che non meraviglia abbia vinto il Premio Hugo. L’edizione italiana è, purtroppo, falcidiata da diverse pecche, sia nella cura editoriale che meramente realizzativi, ciò nonostante non possiamo assolutamente esimerci dal consigliarne la lettura.