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venerdì 10 aprile 2015

Valerio Evangelisti - "Il Sole dell'Avvenire - Chi ha del Ferro ha del Pane"

Autore: Valerio Evangelisti
Titolo: "Il Sole dell'Avvenire - Chi ha del Ferro ha del Pane"
Edizione: Mondadori - Strade Blu
Anno: 2014

In questo secondo volume, di tre, le vicende sembrano riprendere là dove le avevamo lasciate al termine del primo "Il Sole dell'Avvenire". I protagonisti non sono grandi uomini, generali, eroi, geni, non sono personalità che hanno fatto la storia. Sono, semmai, coloro che la storia l'hanno subita, in tutti i sensi. I personaggi di Evangelisti sono persone normali, comuni, che il più delle volte cercano solo di sopravvivere in un mondo e in una realtà che fa sempre i conti senza di loro.
Proprio nella profonda umanità dei protagonisti, tutti loro, sia da quelli di primo piano che quelli che si muovono un po' sullo sfondo, risiede una delle principali qualità di questo romanzo (così come del precedente). Alcuni sono simpatici, altri meno, ma tutti, con le loro qualità e, soprattutto, i loro difetti, ci sembrano fin da subito veri, reali, e non solo quei personaggi empatici, ma un po' bidimensionali, di tanti libri. Reglio, Eleuteria, CinCin, ma anche Canzio e tutti gli altri, escono letteralmente dalle pagine, si fanno carne e sangue davanti ai nostri occhi, divenendo vecchi amici che ci fanno ridere con le loro battute, ma anche preoccupare e piangere con le loro disgrazie.
Ma "Chi ha del Ferro ha del Pane", non è solo una storia di varia umanità, spesso di povertà e miseria. E' un romanzo che racconta la Storia, quella con la S maiuscola, ma lo fa dal punto di vista degli ultimi, di coloro che la storia ha il più delle volte escluso o dimenticato. Così non vediamo le stanze del potere, perfino durante i frequenti scioperi che punteggiano il volume, anche quelli più piccoli, mai una volta siamo dove vengono prese le decisioni. Tutte le scelte ci vengono riferite. E a noi lettori, così come ai protagonisti, non rimane che prenderne atto. Magari arrabbiarsi, decidere di opporsi e combattere o fuggire, ma mai veniamo interpellati o possiamo partecipare in alcun modo al processo decisionale.
Il lettore diviene, in questo modo, protagonista a sua volta del libro: fratello, figlio, amico, compagno dei personaggi che vi si muovono e che tanto patiscono.
Intanto, la Storia va avanti. Leggi vengono emanate, guerre vengono dichiarate. Ai protagonisti e a noi lettori non rimane che scendere a patti con tutto ciò. Ci si arrangia, si fa buon viso a cattivo gioco e, quando possibile, si cerca di portar a casa la pelle. Evangelisti ci risparmia il racconto in prima persona del massacro che fu la Prima Guerra Mondiale, preferisce, piuttosto, soffermarsi su ciò che avveniva in Italia, nelle campagne, e di come a mandare avanti tutto, dai campi coltivati alle fabbriche, fosse chi era rimasto: in prevalenza le donne.
Nonostante tutti i sacrifici, il romanzo ci mostra come per alcuni non vi sia mai riconoscenza, anzi, forse solo altre privazioni.
Siamo lontani come stile e come toni dai romanzi del ciclo di Eymerich che hanno reso celebre lo scrittore bolognese, eppure le similitudini sono molte più di quante si potrebbe credere. La fantascienza è spesso stata allegoria del presente e anche Evangelisti ha sempre usato il futuro per raccontare l'oggi.  Nel ciclo de "Il Sole dell'Avvenire" non è diverso: non più il futuro, bensì il passato, ma sempre usato come lente per vedere, analizzare e comprendere meglio l'oggi. Le battaglie per i propri diritti dei lavoratori dell'inizio del 1900 non sono dissimili per motivazioni da quelle dei lavoratori dell'inizio del 2000: il precariato, le ore lavorative, uno stipendio minimo che consenta di vivere e non solo sopravvivere, il riconoscimento degli stessi diritti per tutti e stipendi uguali a fronte di uguali lavori svolti, sono questioni, purtroppo, estremamente attuali.
Valerio Evangelisti, dunque, ci consegna un romanzo e una saga quantomai contemporanei, nonostante siano ambientati quasi un secolo fa. Un libro e un ciclo di straordinaria forza, grazie ai personaggi di cui è costellato, e di grande valore educativo e sociale per ciò che racconta e mostra.
Se non fosse automatico per ogni studente odiare qualsiasi libro gli venga dato da leggere, questi volumi bisognerebbe studiarli a scuola.