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giovedì 17 ottobre 2013

Neil Gaiman - "Il Figlio del Cimitero"

Autore: Neil Gaiman
Titolo: "Il Figlio del Cimitero"
Edizione: Mondadori - Oscar
Anno: 2010

"Il Figlio del Cimitero" nasce come ampliamento di un racconto che Gaiman aveva già scritto e inserito nell'antologia "Il Cimitero senza Lapidi". Lo stesso Neil aveva presentato, durante una conferenza, la vicenda come una sorta di sua versione de "Il Libro della Giungla". Nell'opera di Kipling un neonato viene trovato dai lupi, adottato e allevato, impara dunque a vivere come gli animali e a fare le cose che fanno loro. Ma se un neonato venisse trovato dai morti, cosa succederebbe? La risposta di Gaiman è piuttosto semplice: "ovviamente imparerebbe a fare le cose che fanno i morti".
Un simile presupposto è, dunque, piuttosto curioso e interessante, sufficientemente folle per attirare la curiosità. Se a questo aggiungiamo la fama dell'autore, il gioco è fatto e la lettura diviene obbligata.
Il primo capitolo ci catapulta direttamente in medias res, con un bambino piccolo che sfugge, più per caso che altro, al massacro della sua famiglia. In realtà alcuni accenni ci fanno capire che era proprio lui il bersaglio del killer, ma la fortuna vuole che le sue piccole gambine lo portito fino al cimitero. Lì viene salvato e adottato da alcuni fantasmi, che gli danno nome Nobody Owens, per gli amici Bod.
La scrittura di Gaiman intriga fin da subito, con quel suo modo di raccontare con piccoli accenni e dettagli al limite del macabro, che fan capire senza esplicitare. Subito capiamo che vi è dietro qualcosa di grosso, ma il mistero, ovviamente, sarà svelato solo alla fine.
Nel frattempo la narrazione prosegue con capitoli che appaiono slegati l'uno dall'altro. L'autore vuole darci una panoramica della vita e della crescita di Bod, così ogni fase, ogni età, è contraddistinta da una vicenda, un racconto, apparentemente slegato dal resto.
Apparentemente, dicevamo, perchè, in realtà, alla fine molti fili lasciati in giro per il libro verranno tirati per condurre alla conclusione e allo svelamento del mistero che aleggia sulla testa del protagonista. Purtroppo, mentre si legge, la sensazione di essere di fronte a racconti staccati tra loro è molto forte. Contribuisce a questo anche Bod stesso che, col passare degli anni, cambia, come cambierebbe qualsiasi bambino mentre cresce. Proprio la bravura di Gaiman nel caratterizzare il personaggio è anche un po' il tallone d'Achille del romanzo, che risulta piuttosto slegato e lascia trasparire una sensazione di discontinuità.
Il finale, come si diceva, tira le somme e ci mostra come tutte le vicende fossero collegate e funzionali. A livello logico, quindi, si riesce ad apprezzare il lavoro di Gaiman nel suo complesso. A livello emotivo, invece, resta una punta di amarezza che non viene del tutto spazzata via.
Forse, la colpa, è anche della chiusura del libro. Le ultime pagine, infatti, sono di speranza e di apertura alla vita e al mondo, ma anche molto tristi. Ogni scelta porta con sé delle rinunce e per ogni porta nuova che si apre di fronte a noi, se ne deve chiudere una dietro.
Probabilmente con un finale meno educativo (perchè, in fondo, questo vuole: insegnarci qualcosa) e più consolatorio, "Il Figlio del Cimitero" sarebbe stato più apprezzabile anche di pancia, ma di certo avrebbe anche perso qualcosa.