Avvertenze

- - - - - - - LE RECENSIONI POSSONO CONTENERE SPOILER!!! - - - - - - -

giovedì 3 maggio 2012

Tsutomu Nihei - "Abara" (serie completa)

Autore: Tsutomu Nihei
Titolo: "Abara" (serie completa in 2 volumi)
Edizione: Panini Comics - Planet Manga
Anno: 2007

Abara va considerata più come una graphic-novel che come un manga vero e proprio. I disegni di Nihei, infatti, sono spettacolari come sempre, ma l'estrema brevità del titolo (solo 2 volumi) non permette la costruzione di una trama di un certo spessore. 
Sempre alla ricerca di un ideale successore (a livello qualitativo dello story-arc) di BLAME!, il lettore potrebbe trovarsi con un po' di amaro in bocca al termine degli albi per l'estrema semplicità della vicenda narrata. 
Si sottolinea, però, come, mettendo insieme tutti i titoli di Nihei, emerga un quadro che comincia ad apparire come unico, di cui ogni manga è solo un tassello. Magari staccato, apparentemente orbitante in un universo tutto suo, ma presto o tardi destinato a ricongiungersi agli altri. 
E' stato il caso anche di questo Abara, almeno fino all'uscita di Knights of Sidonia, che sembra avere molti punti di contatto sia con questo titolo che con BLAME!

venerdì 6 aprile 2012

Valerio Evangelisti - "One Big Union"

Autore: Valerio Evangelisti
Titolo: "One Big Union"
Edizione: Mondadori - Strade Blu Dark
Anno: 2011

La fantascienza (la VERA fantascienza) è, da sempre, un genere votato all'analisi sociale, politica. Offre allegorie sul domani per spiegarci il presente. 
Valerio Evangelisti è considerato, a ragione, il maggiore scrittore di fantascienza italiano, eppure il suo libro più attuale, più forte e potente per mostrarci cosa sta accadendo oggi (soprattutto in Italia), è un romanzo storico. 
"One Big Union" si svolge tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, è una sorta di ideale prequel di quel "Noi Saremo Tutto" che già aveva fatto tanto parlare di sé come uno dei libri più belli dello scrittore bolognese. Ma non è tanto il suo collegarsi con i romanzi ambientati dopo, o quelli ambientati prima (inizia esattamente dove finisce "Antracite") a renderlo un gran romanzo. Lo è il riuscire in un inquietante e riuscitissimo parallelismo tra la situazione attuale e quella di allora. Evangelisti non lesina le citazioni, pari pari, dei discorsi o degli stralci di giornale del tempo e ciò che ne emerge fa impressione. Le dichiarazioni, attualissime, di grandi magnati dell'industria sembrano copiate da quelli di allora, quasi fossero andati a scuola da quelle stesse persone. E come sembrano uguali i discorsi, così sono identiche le problematiche di giovani, lavoratori, precari sballottati da un lavoro all'altro senza nessuno che li rappresenti o li voglia rappresentare, quasi siano considerati lavoratori di serie B. 
Tutto è raccontato dal punto di vista di una spia. L'unico possibile per mostrare l'interno dei sindacati e, al contempo, di coloro che gli muovono guerra e vorrebbero annichiliti tutti i diritti dei lavoratori. Robert Coates, questo il nome del protagonista, è un personaggio triste, ignorante, che da una parte ispira quasi pietà nel modo in cui non si rende conto di come la vita (i parenti, le amicizie, gli amori) gli scivoli dalle mani, dall'altra è ripugnante nella sua visione distorta del mondo. 
Sentimenti che, in parte, accompagnano anche il libro stesso. La scrittura, infatti, ti incolla alla pagina e ti fa volare riga dopo riga, ma se ci si stacca, poi è quasi difficile riprenderlo in mano perchè si sa che ciò che si leggerà saranno altre e nuove efferatezze, storie di vite e diritti violati. 
Una lettura dura, ma estremamente istruttiva. Un libro che andrebbe letto nelle scuole.

lunedì 19 marzo 2012

Stieg Larsson - "La Regina dei Castelli di Carta"

Autore: Stieg Larsson
Titolo: "La Regina dei Castelli di Carta"
Edizione: Marsiglio - Farfalle - I Gialli
Anno: 2009

Avevamo lasciato Lisbeth Salander in fin di vita, con un proiettile nel cranio e Michael Dannato Blomkvist appena giunto a soccorrerla. Con un finale simile, quindi, come non fiondarsi subito a prendere in mano questo terzo e ultimo "La Regina dei Castelli di Carta" ? 
L'inizio è degno di una puntata di E.R. tra voli in elicottero, corse in barella per le corsie dell'ospedale e rischiosissime operazioni. 
Il ritmo è subito alto e, a dispetto della lunghezza (con 860 pagine è il più lungo dei 3 romanzi), non cala mai tenendo il lettore con il fiato sospeso dall'inizio alla fine. Forse è proprio questo uno dei suoi massimi pregi rispetto ai primi due, perchè questa volta ti tempi morti, di momenti di stanca, non ce ne sono. Troppe le cose da dire: sul passato di Lisbeth, su incredibili macchinazioni ai suoi danni andate avanti per decine di anni, sulle eminenze grigie nascoste dietro a tutto e, infine, sul suo chiudere definitivamente quel capitolo della sua vita per iniziarne una nuova. "Il primo giorno di tutto il resto della mia vita", per usare le parole del libro. 
Dopo quanto letto nei primi due romanzi, inoltre, questo terzo tomo ha un valore quasi catartico. Si percepisce per tutto lo scorrere delle vicende che, finalmente, tutti i pezzi del puzzle stanno andando al loro posto e che è tempo che i "cattivi" paghino caro e salato il conto. E' con soddisfazione che si leggono certe pagine e certi passaggi, quasi fosse una rivincita personale, come se a subire quei torti fosse stato un amico o un parente e ora si godesse insieme a lui del fatto che gli ha fatto del male sta avendo quanto meritava. 
Un libro che chiude splendidamente la trilogia e che ha un finale ottimale per la saga. Larsson, in realtà, progettava di scrivere 10 libri su Michael Blomkvist e Lisbeth Salander, purtroppo un infarto ce l'ha portato via prima. Sentendo questo in molti potrebbero essere rimasti perplessi all'idea di cominciare la saga, temendo che alcuni fili rimanessero sospesi e irrisolti. 
Certo, la sensazione alla fine del libro è che, volendo, si sarebbero potute scrivere molte altre storie su quei due e che tante cose, prima o poi, probabilmente avrebbero avuto un seguito. Ma in sé, questi 3 libri, aprono e chiudono un ciclo. Tutti i fatti e le sottotrame hanno una conclusione e nulla viene lasciato in sospeso. Così come il finale, le ultime parole del romanzo, hanno un sapore definitivo, di degna conclusione, che rende la trilogia godibilissima e una lettura consigliata a tutti.

venerdì 16 marzo 2012

Stieg Larsson - "La Ragazza che Giocava con il Fuoco"

Autore: Stieg Larsson
Titolo: "La Ragazza che Giocava con il Fuoco"
Edizione: Marsiglio - Farfalle - I Gialli
Anno: 2008

Il finale di "Uomini che Odiano le Donne" aveva lasciato i lettori con una punta di amaro in bocca. La storia, l'indagine, era finita. Tutti i fili erano stati tirati e l'intreccio disciolto in maniera chiara e definitiva, non vi erano strascichi che fossero stati lasciati senza risposta. 
Ma le storie dei protagonisti Michael Blomkvist e Lisbeth Salander si erano separate in un modo che a molti non sarà andato giù. Questo secondo "La Ragazza che Giocava col Fuoco" riprende proprio dal quel momento e continua, in una sorta di ideale prosecuzione là dove si era interrotto il primo libro. 
Naturalmente i problemi per i nostri protagonisti non son finiti, anzi, son destinati a peggiorare dato che sembrano aver l'innata qualità di trovarsi sempre nel posto sbagliato nel momento sbagliato. 
E chi meglio di Lisbeth può apparire, agli occhi di chi la conosce, come il capro espiatorio ideale di una esplosione di violenza immotivata? 
Dopo un inizio in medias-res e dal ritmo piuttosto sostenuto, il libro si instrada sul terreno dell'indagine più tradizionale con una sorta di doppia-inchiesta, svolta da una parte dagli organi tradizionali e dall'altra da Michael Blomkvist, deciso a tutto (e a rivolgersi a chiunque) pur di svelare la verità su Lisbeth. 
Come è ovvio il lettore è, ancora una volta, rapito dalla lettura e segue con passione e apprensione l'evolversi della vicenda. Forse una piccola flessione può essere rintracciata dopo un po' che l'indagine è iniziata. L'assenza di Lisbeth appare un po' forzata, ma forse a farsi sentire è solo la mancanza per il personaggio meglio riuscito di questa saga. 
La seconda metà, infine, è nuovamente un turbine inarrestabile che incolla alla pagina fino all'ultima conclusiva parola. E anche lì il lettore non riesce a staccarsi, perchè la vicenda, anche se chiaramente conclusa, lascia aperte troppe porte e il collegamento con il successivo "La Regina dei Castelli di Carta" è talmente forte che è necessario, imperativo, attaccarsi subito al nuovo libro. 
Insomma, il consiglio è uno solo: leggetelo, ma solo se avete già a portata di mano il terzo e conclusivo romanzo della saga ;-)

mercoledì 29 febbraio 2012

Stieg Larsson - "Uomini che Odiano le Donne"

Autore: Stieg Larsson
Titolo: "Uomini che Odiano le Donne"
Edizione: Marsiglio - Farfalle - I Gialli
Anno: 2007

Difficile poter trovare ancora qualcosa da dire (soprattutto qualcosa di nuovo) su uno dei casi letterari di maggior successo degli ultimi anni. 
Spesso è raro che qualità e quantità vadano di pari passo. Un esempio fuori dal coro è la saga di Harry Potter (più in inglese che in italiano, però, falcidiata dalla traduzione), ma i casi si contano sulle dita di una mano. In questo caso sembra che, per una volta, pubblico e critica siano riusciti a trovarsi concordi nel decretare il successo di questo romanzo (e della saga) e di questo scrittore, peccato solo siano arrivati troppo tardi. 
Spesso ho anche letto che l'inizio è lento e che bisogna "superare lo scoglio delle prime 90 pagine" perchè il romanzo prenda davvero. Mah, forse sarò di bocca buona o saranno state le letture precedenti a questa ad avermi reso il compito più facile, ma non ho trovato così ostiche le prime pagine. Certo, nelle prime 50/60 pagine Larsson ci presenta personaggi disparati, ci descrive situazioni apparentemente separate tra loro, ma è frequente, nella letteratura thriller/gialla, porre le basi per poi tessere la storia. Oltretutto i fatti raccontati in queste prime pagine sono interessanti e scritti con perizia, non fanno insorgere la noia, bensì incuriosiscono nel voler sapere come si collegheranno (sempre che uno la curiosità sappia cosa sia, in caso contrario non dovrebbe leggere libri di questo genere). 
Il resto, poi, è una sorta di fuoco di fila ininterrotto. Larsson riesce a ghermire il lettore e lo tira dentro all'indagine condotta dai suoi protagonisti e, spesso anche con poco, riesce a tenerti lì attaccato alla pagina. Ma, forse, si tratta solo di saper scrivere bene. 
Una dota estremamente necessaria, in fondo, per riuscire a rendere simpatica, affascinante, a far parteggiare per lei, una come Lisbeth, che ha tutte le carte per essere l'esatto opposto del personaggio a cui si appassiona. Taciturna, distaccata, emotivamente gelida, geniale, tutte caratteristiche che dovrebbero tenerla lontana dal cuore dei lettori, eppure dopo sole poche pagine ci si ritrova già a sorridere alle sue (poche) risposte e alle sue azioni. Una cosa non da poco. 
Tra i gialli/thriller degli ultimi anni è difficile trovare qualcosa che si migliore o, anche, semplicemente scritto meglio. Se vi piace il genere non potete perderlo, se non vi piace, beh, una occasione vi consiglierei di dargliela lo stesso.

martedì 21 febbraio 2012

Dan Simmons - "Drood"

Autore: Dan Simmons
Titolo: "Drood"
Edizione: Elliot
Anno: 2010

"Drood" è un tomo imponente, nonchè una lettura non facilissima. Con i libri di Simmons è spesso così: il suo non è uno stile immediato, da bestseller, il suo è un periodare che richiede attenzione e concentrazione perchè il lettore venga trascinato tra le pagine. Una volta che questo avviene, però, è difficile staccarsene. 
La curiosità è la prima molla che tiene avvinto il lettore a questo libro, sapere cosa succederà, anche se sembra non accadere mai nulla. "Drood", infatti, è la narrazione, tra realtà e fantasia, della vita di Wilkie Collins (narrata da lui stesso, in forma di immaginaria autobiografia) e di Charles Dickens dall'incidente di Staplehurst in avanti. Una narrazione che mescola la verità storica con le vicende dell'ultimo romanzo incompiuto dell'inimitabile
Difficile parlare della storia senza fare spoiler, forse impossibile. Meglio quindi parlare della grande ricerca storica, della minuziosa ricostruzione dei personaggi, degli ambienti, delle situazioni e del tessuto sociale del periodo. Leggere questo libro è come immergersi nel tempo di Dickens, alcune descrizioni sono così forti e vivide da trasmettere i profumi, gli odori o le puzze che avrebbero annusato i protagonisti. 
Se anche la storia non interessasse o non dovesse piacere, "Drood" meriterebbe di esser letto solo per il modo in cui riesce a ricreare perfettamente la Londra e l'Inghilterra del 1870.

lunedì 23 gennaio 2012

Philip Jodidio - "Calatrava"

Autore: Philip Jodidio
Titolo: "Calatrava"
Edizione: Taschen
Anno: 2009

Difficile, in casi come questo, scindere la bontà del libro dalla spettacolarità di ciò che illustra. Calatrava è uno dei più famosi, meritandoselo, architetti contemporanei. Sfogliando le pagine di questo corposo volume non si stenta a crederlo, tutt'al più si rimane stupefatti, meravigliati, affascinati, dalle sue opere. Forme pulite, semplici, di grande eleganza, si vanno a unire per comporre architetture che potremmo anche definire futuristiche, di grande impatto scenico, eppure funzionali. 
Il libro di Jodidio riesce nel non facile compito di restituirci tutta la maestosità di queste creazioni. Merito anche delle bellissime foto (ma, diciamocelo, con certi soggetti è difficile fare brutte foto) che illustrano il volume. 
Forse proprio il comparto grafico è, però, quello nel quale il libro soffre di qualche piccola pecca. Le foto e le immagini sono molte, non c'è dubbio, ma, forse, un appassionato di architettura o anche uno studioso, avrebbe apprezzato vedere un po' meno schizzi di corpi umani e un po' più di foto, di assonometrie o piante degli edifici. Il tentativo di mostrare le varie fasi del processo di progettazione (da una prima idea legata a certe forme e certe posizioni del corpo umano, a una stilizzazione, a diversi cambi nelle linee, etc.) ruba molto spazio al mostrare e allo spiegare l'opera finale. Si tratta, come si diceva, solo di qualche dettaglio. Sono, infatti, solo 2 o 3 in tutto il libro le costruzioni di cui non si riesce ad avere una veduta completa o a comprendere del tutto i volumi e il loro compenetrarsi. Questo perchè ogni opera ha svariate pagine per mostrarsi e presentarsi, ma ci rimane il sospetto che, con qualche disegno in meno, oltre allo spiegare meglio quelle selezionate, forse ci sarebbe stato posto per presentare anche un paio di creazioni in più. 
Ciò nostante, il voto, prima all'architetto e poi al volume, non può essere che un 5 stelle su 5, anche in virtù del costo estremamente abbordabile dell'opera, decisamente più basso di molti volumi d'architettura che sembrano destinati solo a chi fosse già una superstar dell'architettura.