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lunedì 23 luglio 2012

Terra Nova


Misteri della tv.
Potrebbe essere questo uno dei modi migliori per definire “Terra Nova”, neo-nato (e subito morto) telefilm prodotto da Steven Spielberg. Un titolo su cui si è molto investito sia dal punto di vista realizzativo (in particolare per la CG) che per quanto riguarda la pubblicità, tanto da essere presentato quasi in contemporanea in Italia e USA. Sotto il profilo della promozione, in particolare, nulla da dire: probabilmente son molti quelli a cui han cominciato a brillare gli occhi vedendo i primi trailer. Notando, poi, l’accoppiata Spielberg-Dinosauri, l’attesa non poteva che andare direttamente alle stelle ripensando a un film come “Jurassic Park” (ma solo il primo).
Saranno stati questi 2 fattori, sarà stata la pubblicità martellante, sarà quel che sarà… ma “Terra Nova” ha subito tagliato un più che ragguardevole traguardo. Negli Stati Uniti, infatti, il primo episodio è risultato l’esordio di un nuovo telefilm con il maggior numero di spettatori di sempre.

E allora come è possibile che la Fox avesse già deciso per la sua cancellazione prima ancora della messa in onda dell’ultimo episodio?

In realtà, forse, i segnali c’erano già tutti, bastava andare a spulciare un po’ i nomi coinvolti.
Sul gradino più basso del podio troviamo lui, il nome più altisonante: Steven Spielberg. Un tempo novello Re Mida di Hollywood e, ultimamente, divenuto capace di rovinare praticamente qualsiasi cosa tocchi. Ogni tanto qualcosa gli riesce ancora, soprattutto se si mette lui dietro alla macchina da presa (e qui niente da dire, la classe c’è sempre, peccato semmai per qualche contenuto), ma quando produce i risultati son più bassi che alti (a tal riguardo ricordiamo “The Pacific”, noioso tanto quanto era bello “Band of Brothers”; “Falling Skies”, ne parleremo/lo stroncheremo in un altro articolo; “Super 8″, inutile e sopravvalutato; “The River”, parleremo anche di questo; etc.).
Al secondo posto impossibile non metterci Jason “faccia da comodino” O’Mara. Già era sconvolgente e incomprensibile come avessero potuto sceglierlo per dargli la parte che era stata di John Simm nella versione americana di “Life On Mars”. Quello che risulta, però, fuori da ogni logica è che dopo aver dimostrato tutte le sue inesistenti doti attoriali in quella serie (che, ricordiamolo, aveva anche molti altri difetti… recuperate, invece, quel piccolo capolavoro della versione UK), gli abbiano affidato nuovamente il ruolo del protagonista in un nuovo telefilm, invece di rispedirlo a zappare la terra. Inutile dire che anche in questo caso non ha perso occasione per dimostrarsi non all’altezza.
Il gradino più alto del podio, però, se lo becca uno sconosciuto ai più: Brannon Braga. Ecco, negli ultimi 10 anni vedere il suo nome legato a una qualsiasi serie tv dovrebbe essere il giusto campanello d’allarme per qualsiasi fan. Dopo una fortunata parentesi iniziata e terminata con alcune serie recenti di Star Trek come “Next Generation”, “Voyager” ed “Enterprise”, Braga ha inanellato una sfilza di chiusure: “Threshold”, l’ottava e ultima stagione di “24″, “Flash Forward” e, per finire, “Terra Nova”. Il fatto è che non si può neanche dire che lui produca solo brutte cose, anzi! Al di là di qualche cosa da sistemare, infatti, sia “Threshold” che “Flash Forward” erano serie potenzialmente interessanti che, forse, avrebbero meritato di potersi esprimere meglio con una seconda stagione. “24″, poi, non si discute, essendo probabilmente il telefilm più adrenalinico e crea dipendenza della storia della tv. Fatto sta che, per un motivo o per l’altro, se arriva Braga a produrre, la serie chiude (per il prossimo anno, forse, possiamo tirare un sospiro di sollievo e arrischiarci ad appassionarci a qualche nuovo telefilm perché al momento sembra non sia impegnato a produrne nessuno).

Al di là dei nomi coinvolti o delle capacità recitative dei singoli attori, però, ci son svariate ragioni per non rimpiangere “Terra Nova”.
Intanto c’è subito da dire che la computer grafica sfoggiata nel primo episodio per stupire gli spettatori con panorami futuristici e dinosauri realistici, già dalla seconda puntata risulta enormemente ridimensionata. Il futuro diviene un lontano ricordo non più mostrato; mentre gli animali vengono fatti vedere pochissimo e quando avviene appaiono decisamente appiccicaticci e finti. Una CG leggermente più credibile tornerà a farsi viva solo nel finale di stagione, ma ormai il danno sarà fatto.
Un altro elemento a sfavore di “Terra Nova”, poi, son gli stereotipi. Gli stereotipi possono essere utilissimi per caratterizzare velocemente qualche personaggio di contorno, così che gli spettatori capiscano subito con chi hanno a che fare senza doverne raccontare tutta la vita. Purtroppo la stessa cosa non funziona se i protagonisti stessi sono degli stereotipi, perché, se no, il telefilm stesso diventa una noia mortale. Oltretutto, nel bene e nel male, “Terra Nova” arriva dopo uno spartiacque epocale come “Lost” che ha del tutto cambiato le carte in tavola nel modo di fare serie tv. Se c’era una cosa che rendeva splendida la prima stagione di “Lost”, infatti, era il non sapere mai cosa aspettarsi da ogni personaggio, questo perché a ogni puntata chi era buono diventava cattivo e chi era cattivo diventava buono: si continuavano a scoprire particolari del passato di ognuno di loro che li faceva vedere con occhi diversi. In “Terra Nova” non avviene nulla di simile, al contrario, nel momento in cui qualcuno tenta quasi di mettere in dubbio uno dei personaggi o di dargli qualche ombra, si è ben lesti nel chiarire (più allo spettatore che per dovere di trama) che il soggetto è senza dubbio buono (o cattivo). Questo fa sì che tutto risulti estremamente appiattito e che quelle che nascevano come motivazioni per i comportamenti di alcuni personaggi (ad esempio la ricerca della vendetta per il figlio del comandante Taylor), in definitiva appaiano solo come pretesti per far andare avanti la storia o l’episodio, ma senza sostanza. Insomma per i buoni ci son sempre mille e una scusa per giustificarne il comportamento, anche quando fanno qualcosa che appare sbagliato, mentre i motivi dei cattivi non sono neanche tali: fanno i cattivi perché son cattivi, nient’altro… c’era più approfondimento psicologico in Biancaneve e i Sette Nani.
Se si pensasse che i personaggi stereotipati siano l’unico difetto della serie, però, si sbaglierebbe di grosso, ce ne son altri anche strutturali. Ad esempio è incredibile notare il numero di filler presenti in una prima stagione composta da soli 13 episodi. Ci si aspetterebbe, infatti, che gli autori abbiano molte cose da dire in uno show appena nato e che tengano da parte gli episodi fini a se stessi per la terza o la quarta stagione, quando ci sarà da allungare il brodo… qui, invece, si potrebbe vedere il primo episodio, poi saltare direttamente agli ultimi 2 e non ci si perderebbe nulla in comprensione degli avvenimenti. Riallacciandoci al discorso su “Lost”, inoltre, come abbiamo potuto notare anche con “Alcatraz”, è ormai difficile fare una serie tv che continua a porre domande, ma non dà mai risposte. Il pubblico vuole, almeno ogni tanto, qualche contentino che tenga alta l’attenzione e desta la curiosità. Soprattutto vuole ancora stupirsi e se le risposte non sono all’altezza delle aspettative, allora son guai. In questa ottica, quindi, per fare un esempio tra i tanti, mal gliene incoglie agli sceneggiatori di “Terra Nova” avendo prima speculato sul fatto che, forse, quel periodo storico non è il nostro passato e non è neanche la stessa terra (una sonda, portata indietro nel tempo, non è mai stata ritrovata nel futuro), salvo poi perdere completamente per strada queste riflessioni e giustificare quegli strani geroglifici antichi di migliaia di anni, quei disegni bizzarri, quelle scritte in una lingua sconosciuta che nessuno comprende… come scritti dal figlio di Taylor per farli scoprire dal padre. Inutile e pretestuoso, di conseguenza, il tentativo in extremis di riattizzare la curiosità degli spettatori con la trovata della nave pirata (che sa davvero tanto di “Lost”, tanto valeva chiamare l’imbarcazione Black Rock).

Tutto così brutto, quindi? In realtà non proprio, se paragonata a un’altra serie tv prodotta da Spielberg e trasmessa quasi in contemporanea come “Falling Skies”, “Terra Nova” sembra perfino avere qualche freccia al proprio arco. Per quanto spesso piuttosto banalotte nel plot e scarse nella recitazione, almeno le puntate di “Terra Nova” avevano un po’ di ritmo (forse merito anche di un veterano come Jon Cassar, non a caso dietro alla macchina da presa dalla prima all’ultima stagione di “24″). Purtroppo, come abbiamo visto, questo non è stato un elemento sufficiente per decretarne la sopravvivenza e, forse, è stato anche meglio così.

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