Autore: Jonathan Carroll
Titolo: "The Ghost in Love - Il Fantasma che si Innamorò"
Edizione: La Corte Editore
Anno: 2013
Carroll è uno scrittore straordinario. Apprezzato, amato, adorato in
mezzo mondo. Negli Stati Uniti le prime edizioni di molti dei suoi libri
sono vendute a peso d'oro.
In Italia?
Purtroppo, in Italia a
momenti neanche ci accorgiamo della sua esistenza. I diritti dei suoi libri sono
passati, fin'ora, attraverso almeno 4 case editrici diverse, senza trovare mai stabilità e continuità. Spesso, inoltre, non
son mai stati ristampati o non hanno goduto di nuove edizioni; alcuni
titoli, quindi, risultano pressoché introvabili. Le stesse case editrici che si son susseguite fin qui han
spesso pescato un po' a caso, pubblicando solo alcuni volumi (mai in
ordine cronologico) di certi cicli e lasciando diversi buchi qui e là
nella sua bibliografia (emblematico il caso del "Sestetto delle Preghiere Esaudite", di cui son stati editati in italiano, nell'ordine: il terzo, il sesto, il primo e infine il quinto, dimenticando per strada il secondo e il quarto).
Insomma, non solo i lettori italiani non
sembrano tenerlo in grande considerazione, ma neanche le case editrici l'hanno certo trattato con i guanti bianchi.
Ultimi, in ordine di
tempo, ad accostarsi a Carroll, son quelli de La Corte Editore. Il
primo nato sotto l'egida di questa casa editrice è proprio questo "The Ghost
in Love", attualmente l'ultimo romanzo di Carroll (anche se risalente, ormai, al 2008 e
da noi giunto a 5 anni di distanza).
Come spesso accade nei libri dello
scrittore trapiantato a Vienna, i titoli son parzialmente fuorvianti.
Protagonista di questo romanzo non è un fantasma innamorato, per quanto
sia uno dei personaggi principali, né si tratta di una storia d'amore.
E', invece, la storia di Ben Gould e di come sia morto, ma non sia
morto. No, non avete letto male, effettivamente Ben avrebbe dovuto
morire, in un certo modo e in un certo momento, almeno stando alla
burocrazia ultraterrena che gestisce tutto quanto. Eppure non è morto...
e questo è l'inizio di tutto.
Non proseguo troppo nel riassumere
la storia perché, come tutte le trame di Carroll, è piena di colpi di
scena e merita di essere scoperta da soli.
Mi soffermo, invece, sui contenuti del libro. Quello che appare come un "normale"
romanzo fantastico, che potremmo quasi inquadrare nell'ambito del
fantasy metropolitano, in realtà è molto di più. Proprio in questo sta
la bravura di Carroll: nel riuscire a creare sempre intrecci, vicende,
situazioni, capaci di calamitare l'attenzione del lettore, quasi fosse
un avvincente blockbuster, ma con una profondità non comune.
Tutto il libro, infatti, ruota attorno a un concetto principale, quello del sé. L'accettazione di sé stessi, il fatto di cambiare quando si cresce, cosa
si diventa e cosa ci si lascia alle spalle. Il modo in cui Carroll
riesce a farci riflettere su questi punti è estremamente originale e,
nonostante in diversi momenti del libro torni su temi apparentemente già affrontati e sviscerati, lo
fa in maniera sempre nuova, andando ad aggiungere nuovi tasselli a un
affresco sempre più grande e complesso.
Una volta terminata la
lettura, volenti o nolenti, ci si ritrova arricchiti e accresciuti. Una
lettura consigliata, perché speciale (come spesso sono i libri di
Carroll) e perché non può lasciare indifferenti. Romanzi come questo non
sono tanti, per questo è un delitto lasciarseli sfuggire. Inoltre,
nonostante sia profondo e complesso, si legge tutto d'un fiato, come una
avventura che ti lascia senza fiato e ti costringe a girare una pagina
dopo l'altra di corsa.
Quindi, che si può volere di più?